Medici e professionisti
Check-Up Ecografico Completo
Eco Collo, Eco Color Doppler Vasi Carotidei, Addome e Pelvi, Scroto
Nell’ottica della medicina preventiva si prefigge lo scopo di diagnosticare precocemente malattie croniche evolutive e/o tumori in fase preclinica o paucisintomatica.
Eco Color Doppler Vascolare
Carotidi: Sintomi di vertigine. Fruscio nel collo. Episodi sincopali con perdita di coscienza. Check-Up preventivo per escludere la presenza di placche carotidee (adulti, ipertesi e diabetici).
Arterie Periferiche: Sintomi di cattiva circolazione (dolori agli arti inferiori durante la marcia e/o crampi). Diabete.
Vene Periferiche: Varici agli arti inferiori. Flebiti e/o trombosi venosa profonda. Dolori e senso di pesantezza agli arti inferiori.
Ecografia Collo
Tiroidea, Paratiroidea e Ghiandole Salivari
Masse nel collo o nell’area della ghiandola tiroide. Alterazione degli ormoni tiroidei. Storia di irradiazione del collo (radioterapia). Anormalità e tumefazione delle ghiandole salivari.
Ecografia Addominale
Fegato, Colecisti, Pancreas, Milza, Reni, Surrenali, Aorta add., Intestino, Linfonodi
Dolori addominali. Sospetta calcolosi della colecisti. Masse addominali avvertite dal medico. Alterazione degli esami di laboratorio (transaminasi). Ittero. Aumento del volume dell’addome (presenza di liquido ascitico da cirrosi epatica). Infezioni addominali. Linfonodi patologici. Screening per cirrosi epatica e cancro nei Pazienti affetti da epatite virale da virus B e C. Diarrea cronica. Aneurisma dell’aorta addominale. Dolore lombare o al fianco. Ostruzione dell’uretere da calcolo. Infezione delle vie urinarie. Presenza di sangue nelle urine. Storia di calcolosi renale. Insufficienza renale. Cisti renali. Masse renali (tumori, altro).
Ecografia Pelvica
Vescica, Prostata, Utero e Ovaie
Dolore pelvico. Masse pelviche avvertite dal medico. Sanguinamento anomalo. Infezione pelvica. Utero fibromiomatoso. Tumori. Storia familiare di cancro ovario (screening). Infertilità (indagini per capirne le cause). Problemi prostatici (aumento di volume della prostata, difficoltà alla minzione, minzione durante le ore notturne). Elevazione del PSA prostatico. Nodulo prostatico avvertito dal medico in corso di esame rettale per lo screening del cancro prostatico. Ricerca del cancro in vescica…etc.
Ecografia Mammaria
Valutazione di masse viste alla mammografia o nel corso di una visita senologica al fine di discernere tra nodulo solido e nodulo cistico.
Ecografia Scrotale
Dolore testicolare. Tumefazione scrotale e/o massa avvertita dal paziente o dal medico. Infertilità per capirne le cause. Trauma testicolare. Sospetta torsione del testicolo. Varicocele (Eco Color Doppler).
Ecografia Muscoloscheletrica Cute
Spalla, Ginocchio, Caviglia, Polso, Tessuti Sottocutanei
Rottura dei tendini della cuffia dei muscoli rotatori. Dolore alla spalla. Sospetta rottura muscolare (traumi sportivi, incidenti). Tendinite o sospetta lesione tendinea. Masse o tumefazione nel tessuto sottocutaneo (lipomi, altro…). Articolazione del polso per la diagnosi precoce della sindrome del tunnel carpale e delle cause scatenanti.
Dr. Silvio Scarpelli
Specialista in Gastroenterologia
Molti studiosi ritengono che la digestione del latte ebbe inizio nel periodo Neolitico, dopo che il latte animale divenne disponibile per la nutrizione di bambini e adulti
L’intolleranza al lattosio nell’adulto è molto comune ed è legata ad una progressiva riduzione, geneticamente determinata, dell’enzima lattasi presente nel piccolo intestino. Questo enzima permette la scissione e quindi l’assimilazione intestinale delle due componenti zuccherine che costituiscono il lattosio (glucosio e galattosio). La riduzione o l’assenza dell’enzima fanno si che il lattosio giunga immodificato dal piccolo al grosso intestino (colon) dove, per opera dei batteri ivi presenti viene fermentato con conseguente produzione di gas (prevalentemente idrogeno) ed acidi che sono alla base della sintomatologia clinica spesso accusata dai soggetti che ne sono affetti.
L’attività lattasica intestinale è geneticamente programmata a declinare con l’età già a partire dall’età di 2 anni. Segni e sintomi di questo progressivo declino generalmente non compaiono prima dei 6-7 anni di età e possono non essere così evidenti fino all’età adulta in ragione della quantità di lattosio presente nella dieta di ognuno.
Il deficit di lattasi che si riscontra nell’adulto varia ampiamente tra le varie popolazioni. Nel nord Europa vi è una prevalenza di circa il 5%, nell’Europa Centrale, del 30%, nell’Europa del Sud, del 70%.
Esiste tuttavia un deficit di lattasi secondario ad eventi infiammatori acuti del piccolo intestino(gastroenteriti, batteriche o virali) che determinando un danno della mucosa intestinale stessa, sono causa di analoga sintomatologia che, nell’arco di qualche mese, tende a ridursi per il progressivo recupero dell’attività lattasica.
I SINTOMI:
– Eruttazioni, crampi e dolori addominali (a volte scariche diarroiche con emissione di feci completamente liquide ed acide), coliche addominali, meteorismo con distensione intestinale e flatulenza fanno la loro comparsa da 1 a 3-4 ore dopo l’ingestione di un pasto contenente lattosio (generalmente latte o prodotti caseari freschi, ma anche altri alimenti in cui il lattosio è presente, come bresaola, carne di vitello, prosciutto crudo, mortadella, alcuni tipi di pane, farmaci etc…). C’è da dire, tuttavia, che concorrono a produrre un quadro sintomatologico simile anche atri disordini clinici correlati ad esempio, ad una ipersensibilità alle proteine presenti nel latte che possono indurre reazioni di tipo allergico oppure ad altre sostanze presenti nel cibo (proteine alimentari, in particolare del latte e del grano; va escluso il morbo celiaco), verso le quali si può, più o meno, essere intolleranti o, ancora, ad un’intolleranza ad altri zuccheri (fruttosio; presente nella frutta).
In una situazione simile molte persone sono istintivamente portate ad evitare prodotti alimentari contenenti lattosio.
Le stime suggeriscono che circa 240 ml di latte (vi sono contenuti 12 gr di lattosio) al giorno sono necessari per indurre la comparsa di sintomi in soggetti con deficit di lattasi.
Diagnosticare un’intolleranza al lattosio basandosi solamente sui sintomi è una diagnosi piuttosto inaccurata e comporta, di necessità, la scelta impropria di escludere il latte e i suoi derivati dalla dieta con conseguente decisa riduzione dell’assunzione di calcio, elemento essenziale, prevalentemente presente nei derivati del latte, di estrema importanza, soprattutto nella donna per l’alta prevalenza di osteoporosi che si osserva in post-menopausa.
COME SI DIAGNOSTICA L’INTOLLERANZA AL LATTOSIO?
Alla storia clinica corredata da una batteria di esami di laboratorio, ematologici e fecali, si aggiunge quello che è da ritenersi il il test chiave per porre una diagnosi certa di intolleranza al lattosio
2H- Breath Test al Lattosio, un’indagine non invasiva e ben tollerata dal paziente, che consiste nell’utilizzo di un gascromatografo per la misura, non invasiva, della percentuale di H2 (idrogeno) nell’espirato polmonare (bisogna soffiare in appositi dispositivi)
Al momento dell’esame, dopo il primo espirato (tempo “0”), si somministrano al paziente 25 g di lattosio (1 gr/kg in pazienti pediatrici). L’espirato del paziente viene raccolto con gli appositi dispositivi, dopo 60, 90, 120, 150, 180……240 minuti (per complessive 5 ore e 30 min successive all’assunzione del lattosio).
In caso di malassorbimento, il lattosio viene fermentato dalla flora del colon, con conseguente aumento della produzione di H2 (idrogeno) che risulterà quindi a concentrazione più alta nell’aria espirata dal paziente.
Diarrea? Crampi? Distensione addominale?
Queste manifestazioni possono comparire da 2 a 12 ore dopo l’ingestione di latte. Questo è uno dei motivi per cui alcuni ignorano di essere intolleranti al lattosio, dal momento che risulta difficile collegare l’insorgenza dei disturbi con l’assunzione di latte o derivati. Il lattosio presente nel latte, non idrolizzato dalla lattasi, passa indigerito nel colon dove può provocare i sintomi sopraccitati attraverso due meccanismi:
– EFFETTO OSMOTICO, con richiamo di sodio e acqua nel lume intestinale.
– FERMENTAZIONE, con formazione di acidi organici, gas (CO2, H 2 ) e acqua.
Non tutti i soggetti con deficit di lattasi sono, però, sintomatici quando assumono un alimento contenente lattosio.
Esistono, infatti, diversi gradi di deficit, ed in virtù di ciò, un soggetto con deficit di lattasi può essere in grado, ad esempio, di assumere e digerire senza sintomi 12 grammi di lattosio, ma non 20 grammi, mentre un altro soggetto può assumerne senza alcun disturbo 20 grammi, ma non 30. La quantità di lattosio ingerito è quindi fondamentale nel determinare o meno la comparsa dei sintomi.
I tipici sintomi: DIARREA, CRAMPI ADDOMINALI, DISTENSIONE, FLATULENZA, sono abbastanza fastidiosi e talora si sovrappongono a quelli di malattie concomitanti aggravandone il quadro clinico o ritardandone la diagnosi, così come anche alla nota Sindrome dell’Intestino Irritabile.
CONCLUSIONI:
Perché diagnosticare con certezza l’intolleranza al lattosio?
1) Per chiarire la natura della propria sintomatologia e provvedere alle cure del caso.
2) Perché non tutti coloro che presentano i sintomi su descritti, sono sicuramente intolleranti al lattosio; pertanto, molti pazienti ritenendo di esserlo possono arrivare a privarsi, magari ingiustificatamente, di un regime alimentare che rimane importante per i seguenti motivi:
– Il latte ed i suoi derivati sono ricchi di Calcio, Vitamine, Proteine…,
– Privarsene significa ridurre l’introito di calcio con la dieta, con un indubbio riflesso clinico vista l’alta prevalenza di osteoporosi che si osserva nei soggetti con deficit di lattasi.
3) Soltanto nel caso in cui le indagini diagnostiche arrivassero a dimostrare l’esistenza di un’intolleranza al lattosio, sarà giustificata una dieta di esclusione alimentare magari in parte integrata con l’assunzione dell’enzima lattasi al fine di prevenire o ridurre l’avanzamento dell’Osteoporosi.
Dr. Scarpelli Silvio
Specialista in Gastroenterologia