La caratta : diagnosi, cura e trattamento

LA CATARATTA

Un disturbo della vista che affligge molte persone

COS’È LA CATARATTA

Il cristallino è quella piccola lente biconvessa, trasparente, posta all’interno dell’occhio dietro al diaframma irideo. Esso serve a mandare a fuoco sulla retina le immagini di oggetti situati a distanze diverse dall’occhio.
Quando questa lente si opacizza si parla di cataratta.

La cataratta dipende da diverse cause: può essere senile, traumatica, metabolica, provocata da farmaci, congenita, secondaria ad altre malattie oculari, dovuta a malattie ereditarie, a miopia elevata, a infezioni. Sicuramente la più frequente è la cataratta senile che rappresenta l’esito di un processo di invecchiamento fisiologico dell’occhio, un processo degenerativo irreversibile, legato all’età, che provoca la progressiva perdita della vista.
La cataratta è la più importante causa di cecità o comunque di deterioramento visivo in tutto il mondo. Circa il 40% dei soggetti di età compresa tra i 55 ed i 64 anni sviluppa una cataratta: questa percentuale raggiunge il 90% in quelli di età superiore ai 75 anni. Numerose sono anche le cataratte traumatiche che colpiscono soprattutto i giovani, quelle che insorgono nel contesto di malattie sistemiche quali il diabete e quelle dovute all’uso prolungato di farmaci come ad esempio il cortisone. Vi sono, inoltre, cataratte di origine sconosciuta.

L’età di insorgenza della cataratta è dunque variabile.
In genere l’opacizzazione si verifica prima in un occhio e poi nell’altro.
Dal momento della comparsa delle prime opacità alla formazione della cataratta vera e propria possono passare alcuni mesi o parecchi anni.

A tutt’oggi non esiste una terapia che impedisca o non faccia progredire la cataratta: la catarattogenesi nell’anziano è un fenomeno irreversibile e solo la chirurgia è in grado di ristabilire una perfetta trasparenza alla luce del bulbo oculare, con conseguente recupero funzionale del paziente . La tecnica chirurgica consiste nella “estrazione” del cristallino opacato e nella sostituzione con un cristallino artificiale chiamato anche lente intraoculare o IOL.

COME SI MANIFESTA

Il paziente che ha la cataratta presenta una serie di sintomi che negli stadi iniziali non vengono generalmente percepiti.
Essi comprendono:
· visione offuscata
· visione doppia con un occhio ( diplopia monoculare )
· visione ingiallita dei colori
· difficoltà nella guida notturna
· difficoltà nella visione diurna al crepuscolo o in condizioni di bassa luminanza
· difficoltà nella lettura per alterazione della sensibilità al contrasto
· progressiva miopizzazione (cataratta nucleare ) o ipermetropizzazione (cataratta corticale )
· aspetto grigio-giallastro del forame pupillare.
Un altro sintomo frequente della cataratta è il fastidio alla luce associato talvolta ad abbagliamento e alla percezione di aloni intorno alle sorgenti di luce: il cristallino non più trasparente, infatti , genera un effetto ottico di ” diffusione” della luce. Inoltre il cristallino opacato ha un indice di refrazione aumentato che induce uno stato di miopizzazione dell’occhio: questo fenomeno è percepito positivamente nell’anziano che riesce a leggere anche senza occhiali, tale effetto è però transitorio e si riduce con il passare del tempo mentre cresce il difetto visivo.

La diagnosi di cataratta viene formulata dal medico specialista oculista dopo aver effettuato un esame completo dell’occhio volto a considerare l’opacizzazione della lente ed ad escludere la presenza di altre patologie, corneali o retiniche, che potrebbero provocare il medesimo calo del visus.

COME SI CURA

Le indicazioni al trattamento chirurgico dipendono non soltanto dal grado di sviluppo della cataratta, dal visus residuo e dal tipo di cataratta , ma anche dalle attività che il paziente deve attendere nella sua quotidianità e dalle sue aspettative in termini di “qualità di vita”.
Generalmente l’estrazione di cataratta viene decisa sulla base di una delle seguenti ragioni:
1° per migliorare l’acuità visiva
II° per motivi medici.
L’acuità visiva è una percezione prettamente soggettiva: quella che per alcuni è un’acuità intollerabile, per altri è sufficiente e ancora soddisfacente ed è per questo che la decisione di “se” e “quando” operare spetta per lo più al paziente.
A volte, tuttavia, l’intervento non è scelto dal paziente ma quasi “imposto” o comunque calorosamente suggerito dal medico, ad esempio nel caso di glaucoma insorto a causa della cataratta, o per necessità di esaminare il fondo oculare nell’eventualità di eseguire trattamenti laser sulla retina.
La tendenza attuale è quella di proporre l’operazione di cataratta al più presto possibile senza attendere che essa diventi “matura” come si diceva un tempo. È possibile eseguire l’intervento su entrambi gli occhi a distanza di pochi giorni anche se abitualmente si preferisce aspettare che il primo occhio operato si sia stabilizzato. Normalmente la chirurgia della cataratta migliora la visione per lontano e vicino nel 95% dei casi.

L’INTERVENTO PER LA CATARATTA

Sebbene il trattamento chirurgico della cataratta sia diventato ormai un intervento praticato in regime ambulatoriale ed in anestesia topica, con soli colliri anestetici, può essere buona norma eseguire esami di preparazione di tipo ematochimico di routine, nonchè un elettrocardiogramma.
L’intervento per correggere la cataratta è un intervento di microchirurgia che richiede l’impiego di microscopio operatorio per ingrandire i dettagli dell’occhio.
La moderna chirurgia della cataratta ne prevede la sua asportazione sostituendo il cristallino opacato con un cristallino artificiale. La tecnica più utilizzata in tutto il mondo è la facoemulsificazione . È una metodica poco traumatica, offre risultati ottimi ed asporta il cristallino dopo averlo frantumato con gli ultrasuoni. Questa tecnica , detta FACO, è l’intervento più noto e più efficace al momento e richiede 10-12 minuti per l’esecuzione.
La facoemulsificazione, eseguita al microscopio, è preceduta da un piccolo taglio lungo 2.5 millimetri nella zona tra la cornea e la sclera (il bianco dell’occhio), si apre la capsula che avvolge il cristallino e si introduce il facoemulsificatore. Quest’ultimo è uno strumento dotato di una punta che vibra alla velocità 40-50.000 volte al secondo circa, generando degli ultrasoni che determinano la frantumazione del cristallino catarattoso. Questa stessa punta poi asporta i pezzi frantumati e lascia vuota la capsula del cristallino.
La fase successiva dell’intervento consiste nell’inserimento del cristallino artificiale sostitutivo detto IOL ossia lente intraoculare. Questo va posizionato proprio all’interno della capsula, si adagia in essa spiegando le sue anse e fissandosi in periferia con esse e rimane sospeso nell’occhio dietro all’iride e davanti al vitreo.
Il paziente può lasciare la sala operatoria già pochi minuti dopo aver terminato l’intervento ed essere rivisto per un controllo dopo 2-3 gg. A domicilio dovrà instillare delle gocce di collirio antibiotico per tre-quattro settimane.

In genere è consigliabile, nei primi giorni successivi all’intervento, non compiere sforzi fisici eccessivi, non comprimere l’occhio, indossare degli occhiali scuri protettivi, applicare una mascherina protettiva durante le prime notti: per il resto il paziente può svolgere le sue normali attività.

Il potere della IOL viene calcolato prima dell’intervento chirurgico mediante un biometro oculare. In base ai dati ottenuti dalla biometria oculare si sceglie la lente che rende l’occhio senza difetti di refrazione. Le IOL hanno vario potere refrattivo e quindi offrono un’ampia gamma di scelta.
Si possono così correggere sia la miopia che l’ipermetropia; addirittura con le lenti di ultima generazione è possibile correggere contemporaneamente e simultaneamente la visone per lontano e per vicino (IOL multifocali). Recentemente sono state prodotte IOL pieghevoli con colorazione gialla che filtrano le radiazioni ultraviolette e lo spettro del blu che risultano dannosi per le strutture retiniche. A volte comunque dopo l’intervento il paziente ha bisogno di una correzione con occhiale.

In conclusione si può affermare che l’intervento di cataratta non costituisce più un problema: eseguito con le moderne tecnologie e in un centro adeguato può considerarsi del tutto risolutivo per il ripristino della funzione visiva.

 

Dr. Pietro Cardin
Specialista in Oculistica

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